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bambino corrucciato

Il bambino non parla? Capiamo se va tutto bene

Il linguaggio è uno degli aspetti fondamentali della vita di un individuo e una sua corretta acquisizione è alla base di un normale sviluppo psichico e relazionale. I diversi studi effettuati sullo sviluppo del linguaggio sono concordi nell’affermare che l’acquisizione delle capacità verbali non segue dei tempi rigidi e uguali per tutti, ma esiste una notevole variabilità interindividuale, vale a dire una notevole differenza nei tempi e nei modi di apprendimento tra i diversi bambini. Questo significa che ogni bambino segue un proprio ritmo di sviluppo che deve essere rispettato e mai forzato, evitando di fare paragoni con altri bambini ed evitando di avere aspettative che vanno oltre le capacità del piccolo (esponendolo a frustrazione e danneggiando la sua autostima).

Nonostante tale variabilità è tuttavia possibile identificare delle tappe evolutive che ogni bambino attraversa e che lo portano ad utilizzare la comunicazione verbale:

1. Fase preverbale

Lo sviluppo del linguaggio è preceduto da una fase non verbale o prelinguistica durante la quale il bambino acquisisce le capacità comunicative che gli servono. Tale competenze di norma si sviluppano entro i 12 mesi di vita (quindi molto precocemente). Durante tali mesi il bambino impara a comunicare con il mondo esterno attraverso piccoli gesti e l’emissione di semplici suoni (gesti, sorrisini, pianto) attraverso cui comunica agli adulti i propri bisogni.

2. Nei primi 12 mesi

Già dalla nascita il bambino inizia a distinguere i suoni, riconoscendo la voce materna e i suoni più familiari. Intorno ai 4 mesi inizia a sviluppare il cosiddetto sorriso sociale (cioè la capacità di rispondere agli adulti con un sorriso) e a sviluppare i primi vocalizzi (quella che viene comunemente chiamata lallazione). Il bambino inizia a ripetere delle sillabe formate da una consonante seguita da una vocale (ba-ba-ba-, ma-ma-ma, ta-ta-ta) iniziando così a sviluppare degli schemi motori che gli consentiranno di acquisire con il tempo le adeguate capacità lessicali. Intorno ai 9 mesi il bambino è già in grado di capire il significato di alcune parole.

3. Dai 12 ai 18 mesi

Nel primo anno di vita compaiono anche le prime parole, normalmente si tratta di parole che vengono usate per indicare persone o oggetti familiari o delle attività che vengono ripetute quotidianamente (mamma, papà, pappa).

Fino ai 18 mesi si assiste ad un graduale ampliamento del vocabolario del piccolo e l’acquisizione di nuove parole diviene più veloce. A questa età il bambino non è ancora in grado di organizzare il discorso in frasi, piuttosto vengono usate singole parole accostate tra loro.

4. Dai 18 ai 36 mesi

Si ha un ampliamento del vocabolario con il linguaggio che letteralmente “esplode”. Il bambino arriva a produrre fino a 500 parole e compaiono non solo nuovi nomi, ma anche verbi ed aggettivi. Vengono sviluppate anche le competenze morfo-sintattiche. Il bambino inizia a produrre delle frasi semplici, costituite inizialmente dall’accostamento di soggetto e verbo, arricchite in seguito anche dall’uso di aggettivi e pronomi.

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Se il bambino non sente bene non può imparare a parlare!


Cover Photo: freepik – it.freepik.com

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dott.ssa Chiara Amato

Specialista in Audiologia e Foniatria. Si è specializzata con la lode presso l’Università degli studi di Catania e durante il percorso di studi ha approfondito tale disciplina presso l’ospedale Cà Foncello di Treviso, afferente all’Università degli studi di Padova. Si occupa della diagnosi, della cura e della riabilitazione di patologie uditive e di disturbi del linguaggio e della deglutizione.

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