La sordità nei bambini viene diagnosticata con un esame alla nascita. Applicare un apparecchio acustico è fondamentale fin dai primi mesi di vita per il corretto sviluppo della parola. Ma…

Sordità nei bambini: importante intervenire precocemente
La sordità infantile rappresenta a livello mondiale un grave problema sanitario perchè è responsabile dello sviluppo psicologico del bambino con possibili conseguenze nella vita adulta. La sordità può infatti compromettere il normale sviluppo del linguaggio verbale, rendendo difficoltoso l’inserimento sociale del bambino e l’apprendimento scolastico.
In Italia si stima che circa 1 bambino su 1000 venga alla luce con un deficit uditivo e di questi circa 1 su 4 è di gravità tale da determinare un’alterazione del normale sviluppo psichico, cognitivo e del linguaggio.
La maggior parte dei bambini affetti da ipoacusia ha una perdita di udito presente già alla nascita, solo una piccola percentuale (circa il 10%) può sviluppare sordità nei primi tre anni di vita, in ogni caso tale condizione è facilmente diagnosticabile attraverso le metodiche di screening neonatale ed infantile oggi sviluppate in tutto il Paese.
Lo screening audiologico neonatale consente infatti di individuare precocemente tutti i bambini a rischio di sordità così da poter effettuare una diagnosi entro il terzo mese di vita del bambino e permettere quindi di attuare tutti i trattamenti abilitativi necessari.
Le ipoacusie infantili
Esistono due tipi di perdita di udito:
- l’ipoacusia trasmissiva, dovuta ad un cattivo funzionamento dell’orecchio medio o dell’orecchio esterno. Si tratta di una sordità non grave, generalmente temporanea e risolvibile attraverso una terapia medica o un piccolo intervento chirurgico o applicazione di apparecchio acustico nel caso la terapia medica o chirurgica non dia risultati;
- l’ipoacusia neurosensoriale, in cui ad essere responsabile della perdita di udito è un malfunzionamento dell’orecchio interno o del nervo acustico. È una condizione permanente, che non può andare incontro a miglioramento nel tempo, anzi mostra spesso un aggravamento e necessita di un’amplificazione acustica attraverso delle protesi indossabili o un impianto cocleare, entrambi supportati da un’adeguata terapia riabilitativa logopedica.
Inoltre le ipoacusie infantili possono essere distinte in
- sordità congenite, presenti già alla nascita, conseguenti a patologie ereditarie o a patologie insorte durante la gravidanza o durante il parto (ad esempio sono considerati fattori favorenti l’insorgenza di sordità la nascita prematura, il ricovero in terapia intensiva neonatale per più di 5 giorni, l’assunzione durante la gravidanza o durante i primi giorni di vita di farmaci ototossici come alcuni antibiotici e alcuni diuretici, le infezioni contratte dalla mamma durante il periodo di gravidanza come ad esempio il Citomegalovirus o la rosolia;
- sordità acquisite, insorgono durante l’età infantile. Sono scatenate soprattutto da malattie infettive (ad esempio la meningite o il morbillo) o dall’uso di alcuni farmaci tossici per l’orecchio. Queste condizioni possono infatti danneggiare irreversibilmente l’orecchio interno.
Le conseguenze sociali, cognitive e linguistiche della sordità infantile
Il deficit uditivo influisce negativamente sulla strutturazione del linguaggio, sia nel versante recettivo (ossia quello che viene sentito e capito) che in quello espressivo (la capacità di esprimere una propria idea, un proprio pensiero o una propria necessità).
La sordità infantile, oltre a essere causa di un ritardo nello sviluppo del linguaggio, è responsabile anche di alterazioni riguardanti la sfera emotiva, cognitiva e sociale del bambino. In tali ambiti le carenze sono strettamente connesse alla carenza delle capacità di comunicazione, che per molto tempo resta una comunicazione non verbale, fatta principalmente di sguardi, gesti e contatto corporeo. Inoltre il bambino sordo non è in grado di percepire alcuni aspetti peculiari del linguaggio verbale (come l’intonazione e la melodia del parlato) ricchi di significato e spesso collegati a situazioni affettive (la mamma che chiama dolcemente il proprio bambino o che, al contrario, ne pronuncia il nome con l’intenzione di un richiamo).
È stato inoltre osservato come la ridotta comprensione del linguaggio, secondaria sia ad una ridotta capacità di sentire che ad una ridotta maturazione delle vie nervose deputate alla trasduzione delle parole, limiti nel bambino la percezione dei ruoli sociali, rendendolo per lungo tempo dipendente, egocentrico e insicuro.
Quali sono i campanelli d’allarme
I genitori e la famiglia possono riuscire a riconoscere i primi segni di ipoacusia nei bambini. Diverse situazioni possono far sorgere il dubbio che l’udito non sia ben sviluppato:
- il neonato o il bambino non reagisce a stimoli rumorosi di una certa intensità come ad esempio la porta che sbatte o un aggetto che cade a terra (ne rimane indifferente, non si gira e non appare sorpreso o incuriosito);
- in presenza di suoni non riesce a capire da che parte provengano (gira la testa in ogni direzione senza fermarsi alla fonte del rumore);
- il bambino non si gira se viene chiamato, anche ripetutamente;
- se la persona che parla non è di fronte a lui il bambino non si accorge che qualcuno gli sta parlando.
Tali segnali potrebbero essere espressione, nei bambini molto piccoli, di un disturbo dell’udito.
Nei bambini più grandi, che dovrebbero già essere in grado di parlare correttamente e di interagire in maniera appropriata con altre persone, possibili campanelli di allarme sono rappresentati da:
- espressioni come “cosa?” oppure “eh?” quando gli viene posta una domanda;
- un volume più alto del necessario quando guarda la televisione o ascolta la radio;
- spostare in continuazione il telefono durante una conversazione dall’orecchio destro al sinistro e viceversa.
Nel caso in cui i genitori abbiano dei dubbi sulla capacità uditiva del proprio figlio o abbiano notato un atteggiamento inusuale che possa far pensare ad una sordità, è bene che si rivolgano immediatamente a uno specialista in audiologia per gli accertamenti del caso ed un eventuale intervento terapeutico.
Perchè è importante un intervento precoce
Il precoce ripristino di una normale funzione uditiva nel bambino può promuovere la maturazione della corteccia uditiva e del sistema nervoso centrale. Vi è infatti un periodo nella vita dell’essere umano in cui si realizzano le principali modifiche neurologiche e viene messa a punto l’organizzazione delle vie nervose che stanno alla base della percezione dei suoni e dello sviluppo del linguaggio. Tale periodo è quello dei primi 3 anni di vita.
Se durante questo tempo la stimolazione uditiva è scarsa o inadeguata (si ha cioè quella che viene chiamata deprivazione uditiva) l’organizzazione di queste vie nervose avviene in maniera insufficiente, con una notevole riduzione del numero di sinapsi nervose e un’alterazione delle strutture neurali che, trascorsi i primi 3 anni di vita, diventa irreversibile.
Si può dire dunque che la stimolazione sonora svolge il ruolo di regolatore dello sviluppo delle stazioni uditive centrali (che hanno il compito di analizzare e attribuire un preciso significato ai suoni) e delle aree cerebrali deputate alla comprensione e alla produzione del linguaggio verbale (funzioni strettamente correlate alla salute uditiva). In sua assenza o in caso di una funzionalità uditiva scarsa, tali circuiti vanno incontro a delle alterazioni di sviluppo, influendo negativamente sullo sviluppo del linguaggio e sulla sfera sociale ed emotiva del bambino.
Identificare e trattare precocemente una perdita di udito è dunque di fondamentale importanza in quanto dà la possibilità al bambino di avere un normale sviluppo uditivo e linguistico: numerosi studi hanno infatti dimostrato come l’identificazione del deficit uditivo entro i 6 mesi di vita e l’attuazione di protocolli abilitativi diano dei risultati ampiamente migliori rispetto a quelli ottenuti in bambini con diagnosi e trattamento in epoca tardiva, sia in termini di comprensione e produzione linguistica sia nello sviluppo delle capacità relazionali.
Oggi in gran parte dei Paesi le attività di screening audiologico neonatale consentono di individuare in tempi precoci tutti i bambini a rischio di sordità entro il terzo mese di vita, permettendo così di intraprendere il trattamento necessario in età ottimale. Lo screening neonatale generalmente viene effettuato presso le strutture ospedaliere al secondo giorno di vita e al momento delle dimissioni, se i bambini non superano tale test o nel caso di risultati dubbi vengono segnalati al centro di Audiologia di riferimento per effettuare ulteriori accertamenti. In quest’ultimo caso verranno effettuati da uno specialista audiologo una visita accurata e degli specifici test diagnostici (otoemissioni, potenziali evocati uditivi e audiometria comportamentale) così da poter valutare la funzionalità del sistema uditivo periferico, del nervo acustico e delle stazioni uditive centrali.
Come correggere il deficit uditivo
La possibilità di correzione della perdita di udito è affidata ai dispositivi protesici.
Alle protesi acustiche indossabili si sono affiancate oggi anche altri dispositivi quali l’impianto cocleare (che determina la stimolazione diretta del nervo acustico) e l’impianto del tronco encefalico (che va a stimolare direttamente il nucleo cocleare, situato nel tronco encefalico e che normalmente è stimolato dal nervo acustico).
All’applicazione di tale ausili è indispensabile che venga affiancato un percorso riabilitativo logopedico il quale ha lo scopo di monitorare il corretto sviluppo del linguaggio e di facilitarne l’apprendimento, oltre che accompagnare il bambino nella scoperta dei suoni e nella loro giusta interpretazione.
