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Apparecchi acustici: le cose che i fabbricanti non dicono

La decisione di indossare gli apparecchi acustici è molto difficile e ancora oggi viene presa dopo mesi, anni di ripensamenti e dubbi. In effetti le informazioni fornite dalla pubblicità sono difficili da interpretare per chi non conosce a fondo la tematica.

La rivoluzione tecnologica

Innanzitutto ogni nuovo apparecchio acustico viene presentato al pubblico come “rivoluzionario” rispetto ai predecessori. Se così fosse oggi tutti indosseremmo apparecchi acustici anche senza un problema di udito, ma solo per sentire ancora meglio…

Si può concepire realisticamente la “rivoluzione”  come una serie di piccoli passi tecnologici con un salto consistente ogniqualvolta viene presentata una nuova piattaforma hardware, un nuovo chip digitale. Ciò avviene circa ogni 3-4 anni e la potenza della capacità di elaborazione del nuovo chip in genere è decine, centinaia di volte superiore alla generazione precedente.  Ciò comporta indubbi vantaggi nella pulizia di ascolto e nella qualità di riproduzione dei suoni. Quindi come regola, è consigliabile sostituire gli apparecchi acustici ogni 4-5 anni per avere un evidente miglioramento della soddisfazione d’uso.

Canali di regolazione

Un altro concetto spesso poco chiaro è il numero di canali di regolazione dell’amplificazione. Il concetto più canali uguale apparecchio migliore non è scontato per una serie di motivi tecnici. I canali sono solo uno dei molti aspetti tecnologici che caratterizzano l’apparecchio con altrettanta importanza. Pensiamo alle caratteristiche della compressione, la larghezza di banda in frequenze amplificate, la gamma dinamica dal pianissimo al fortissimo, la interconnessione tra gli apparecchi, il comportamento dei microfoni e così via.

Questi sono parametri decisivi per la soddisfazione, ma sconosciuti da chi acquista l’apparecchio e che devono essere tenuti in considerazione nella scelta del modello più adatto.

Già perché gli apparecchi sono indossati da una persona che, oltre a una perdita di sensibilità, ha esigenze di vita, di lavoro sempre molto complesse. Quindi lo sforzo dell’audioprotesista sta nel comprendere le aspettative e lo stile di vita della persona che ha di fronte. Scegliere un apparecchio solo in base all’audiogramma è un errore che può portare al rifiuto dell’applicazione.

Streaming e regolazione da remoto

Le vere rivoluzioni in genere non fanno rumore: pensiamo all’introduzione degli apparecchi “open ear” a orecchio aperto, accolto con molto scetticismo e riluttanza dai professionisti del settore e oggi protagonista di oltre il 70% delle applicazioni. L’introduzione del collegamento wifi con lo streaming diretto da smartphone e accessori è stato un altro salto in avanti ancora poco capito ma apprezzatissimo da chi lo usa. Il remote fitting, la regolazione a distanza dell’apparecchio senza presenza fisica dell’utente dall’audioprotesista, è stata introdotta silenziosamente ben 5 anni orsono e accolta con poco interesse dagli audioprotesisti. In un mondo in cui lo smart working e il distanziamento sociale non si esauriranno con la vittoria sul coronavirus, il remote fitting sarà, è già oggi, la rivoluzione.

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ing. Luca Del Bo

Ingegnere biomedico, giornalista, ricercatore con più di 25 articoli scientifici pubblicati, proprietario responsabile della società biomedicale Del Bo Tecnologia per l'ascolto, fondatore e dirigente di Associazione Ascolta e Vivi Onlus, fondatore e presidente della Fondazione Ascolta e Vivi.

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