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Sordità monolaterale, apparecchio, impianto cocleare o a conduzione ossea: quale scegliere

La sordità monolaterale è una perdita uditiva da grave a profonda in un orecchio e un livello uditivo normale o quasi normale nell’orecchio opposto. I pazienti con perdita uditiva neurosensoriale da grave a profonda sperimentano benefici limitati o nulli dall’uso degli apparecchi acustici.

Le persone con sordità monolaterale hanno problemi nella comprensione del parlato nel rumore di fondo, nella localizzazione del suono, problemi di equilibrio e acufene. L’evoluzione della tecnologia offre ai pazienti differenti opzioni di trattamento che includono:

  • apparecchi acustici CROS (Contralateral routing of signals) che trasmettono i segnali sonori dall’orecchio più debole all’orecchio controlaterale tramite modalità wireless;
  • dispositivi a conduzione ossea (BCI bone conduction implant) – impiantati tramite intervento chirurgico – che trasferiscono i suoni dall’orecchio più debole all’orecchio sano attraverso le vibrazioni del cranio;
  • impianto cocleare – inserito per via chirurgica – che stimola il nervo acustico solo nell’orecchio interessato e ripristina le funzionalità dell’orecchio.

Gli apparecchi acustici CROS stimolano l’orecchio buono per via acustica. Gli impianti a conduzione ossea permettono invece di udire attraverso la trasmissione transcranica. Solo l’impianto cocleare ripristina l’udito nell’orecchio sordo e quindi sembrerebbe essere la scelta migliore rispetto ai precedenti se il ripristino dell’udito è il solo obiettivo. Nella valutazione dei pazienti con sordità monolaterale, si devono però fare considerazioni sull’invasività di questi trattamenti e su altri fattori critici.

Diagnosi della sordità monolaterale

La valutazione dei pazienti con sordità monolaterale deve coinvolgere un team multidisciplinare di audiologi, logopedisti e chirurghi. Per consigliare il dispositivo acustico migliore è necessario un approccio olistico che va dall’interpretazione dell’audiogramma ai test di discriminazione vocale, ai risultati delle immagini radiografiche dell’osso temporale, fino alla valutazione generale delle condizioni psicofisiche del paziente. Queste considerazioni aiutano i professionisti a determinare se il paziente può essere un candidato per l’apparecchio acustico, per l’impianto a conduzione ossea o per l’impianto cocleare.

Dall’esperienza dei professionisti di Wolters Kluwer Health a Singapore, i pazienti con sordità monolaterale in genere provano gli apparecchi acustici per sei mesi prima di considerare l’impianto cocleare come opzione finale, se la prova con gli apparecchi non dà i risultati sperati. Questo percorso però spesso risulta dispendioso sia in termini di tempo che di costi. Quindi, un test di discriminazione vocale assistita può essere condotto preventivamente per valutare sei pazienti sono idonei all’impianto cocleare già dal primo incontro. Negli ultimi decenni sono stati resi disponibili diversi protocolli validi di test del parlato nel rumore.

Sia gli apparecchi acustici CROS che gli impianti a conduzione ossea instradano i segnali dall’orecchio sordo verso l’altro orecchio per un ascolto migliore, tuttavia uno studio recente di Jacob et. al. ha dimostrato che i pazienti con impianto cocleare hanno avuto un maggiore miglioramento della capacità uditiva dimostrata da test soggettivi e oggettivi. Di seguito i pazienti con impianto a conduzione ossea e infine quelli con apparecchio acustico CROS.

Quale soluzione scegliere

Gli apparecchi CROS rimangono l’opzione meno costosa e non invasiva, non prevedendo un intervento chirurgico come le altre due soluzioni. Gli apparecchi acustici CROS sono dispositivi avanzati dotati di streaming Bluetooth e attirano spesso i pazienti appassionati di tecnologia. Sono inoltre adatti a tutte le persone che per vari motivi non sono idonee all’intervento chirurgico.

Gli impianti a conduzione ossea sono la soluzione intermedia, più costosi e invasivi degli apparecchi acustici CROS, ma meno dell’impianto cocleare. I destinatari di impianto a conduzione ossea possono aver bisogno di un training uditivo, ma non necessitano di una riabilitazione con un logopedista, indispensabile invece per gli impianti cocleari. Gli impianti a conduzione ossea possono dunque essere un’opzione per chi desidera avere benefici quasi immediati senza seguire un lungo percorso di riabilitazione.

Anche se gli impianti a conduzione ossea funzionano in modo simile agli apparecchi acustici CROS, consentendo un ascolto efficace quasi immediatamente dopo l’intervento, l’intelligibilità del discorso nel rumore e le capacità di localizzazione del suono sono limitate e i risultati sono contrastanti in letteratura scientifica.

Infine l’impianto cocleare è l’opzione più invasiva. Necessita di un intervento chirurgico e ha un impatto estetico evidente, essendo composto da una parte esterna visibile delle dimensioni di una grossa moneta posizionata sul cranio. Però l’impianto cocleare aiuta in una migliore comprensione del suono, ma può richiedere tempi più lunghi di adattamento.

impianto cocleare per sordità monolaterale

L’impianto cocleare instrada i segnali elettrici verso il cervello e la riabilitazione comprende sia mappatura regolare dei segnali sia un training acustico con un logopedista. Questo percorso può durare anche sei mesi prima di raggiungere un udito ottimale e questo demotiva molti pazienti, specialmente i più giovani e con una vita lavorativa e sociale attiva che sono costretti a rallentare nel periodo di riabilitazione.

Bisogna infine ricordare che in Italia i costi per l’impianto cocleare sono a totale carico del Servizio Sanitario Nazionale. Anche gli apparecchi acustici, se la sordità rientra in alcuni parametri, possono essere a carico del SSN.

In conclusione le opzioni per i pazienti affetti da sordità monolaterale sono differenti, ma gli studi condotti sono spesso discordanti e non omogenei. Non esiste dunque un’opzione migliore di altre e quindi la scelta va eseguita con il supporto attivo di un professionista in grado di valutare le esigenze di ascolto dell’individuo, ma anche le sue aspettative e la disponibilità ad affrontare periodi di riabilitazione. L’approccio alla cura è dunque sempre centrato sul paziente per un processo decisionale che possa avere come obiettivo il miglioramento non solo dell’udito ma, soprattutto, della qualità della vita nel suo complesso.

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