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Russamento (roncopatia) e sordità: quale relazione

Il russamento (scientificamente definito “roncopatia”) può essere definito come un rumore che viene generato durante il sonno dalla vibrazione delle strutture che vengono attraversate dall’aria durante la respirazione (la lingua, le tonsille, l’ugola, il palato molle, la parete posteriore della gola, l’epiglottide e le pareti faringee). La roncopatia è rara tra la popolazione più giovane divenendo sempre più frequente dopo i 40 anni di età, interessando prevalentemente il sesso maschile.

Cause della roncopatia

Il perché si cominci a russare è una questione complessa, alla base di tale fenomeno possono infatti esservi differenti cause interconnesse tra loro che nel loro insieme possono portare allo sviluppo della patologia:

  • L’età: a partire dai 40 anni di età inizia a diminuire il trofismo muscolare. I muscoli iniziano a perdere il loro normale tono e le strutture della gola possono più facilmente essere messe in vibrazione dal passaggio dell’aria. Inoltre, per lo stesso motivo, la lingua può tendere a cadere posteriormente quando viene assunta la posizione supina, riducendo lo spazio aereo e rendendo più difficoltoso e vorticoso (quindi rumoroso) il passaggio dell’aria verso le strutture polmonari.
  • Ostruzioni delle prime vie aeree: tra queste possiamo citare l’ostruzione nasale, riniti o sinusiti croniche, importanti deviazioni del setto nasale e, nei più piccoli, l’ipertrofia adenoidea.
  • Sovrappeso: la presenza di una maggiore quantità di grasso a livello delle regioni sottocutanee del collo facilita il collasso delle strutture muscolari di tale distretto, le quali si trovano costrette a sostenere un maggior peso per mantenere la normale pervietà delle vie aeree.
  • Farmaci: l’utilizzo di alcuni farmaci ad azione miorilassante come sedativi e sonniferi o il consumo di bevande alcoliche favorisce il rilassamento delle strutture muscolari del corpo, comprese le strutture muscolari del collo.

Cosa comporta la roncopatia

La roncopatia è innocua se si presenta occasionalmente, ad esempio dopo aver consumato bevande alcoliche, e ha delle particolari caratteristiche: il russamento è regolare, a bassa frequenza e non è interrotto da pause respiratorie.

Assume invece importanza sul piano clinico, diventando indice di patologia, quando si manifesta tutte le notti in maniera particolarmente intensa. In questo caso tale condizione potrebbe portare con il tempo allo sviluppo di quella che viene chiamata Sindrome delle Apnee Ostruttive del Sonno (OSAS: obstructive sleep apnea syndrome) a cui possono far seguito importanti problemi di salute.

La sindrome OSAS si sviluppa in seguito all’arresto della respirazione durante il sonno, arresto che si verifica numerosissime volte potendo arrivare fino a un centinaio in una singola notte. In seguito al verificarsi di tale situazione di apnea, con conseguente riduzione dei livelli di ossigeno nel sangue, il cervello è costretto a dei microrisvegli, non sempre avvertiti consciamente dal paziente, che rendono il sonno disturbato. Tale situazione si rende clinicamente manifesta con:

  • sonnolenza diurna;
  • difficoltà nella concentrazione;
  • improvvisi risvegli notturni con sensazione di soffocamento;
  • cefalea diurna;

con la possibilità di sviluppare nel tempo anche quadri clinici importanti come:

  • ipertensione arteriosa;
  • diabete mellito;
  • ictus;
  • infarto del miocardio.

Relazione tra roncopatia e sordità (ipoacusia)

Diversi studi hanno evidenziato una correlazione tra sindrome OSAS e riduzione delle capacità uditive.

Una recente ricerca presentata nella Conferenza Internazionale della American Thoracic Society ha evidenziato una correlazione tra il russamento (e la conseguente apnea notturna) e una maggiore probabilità di sviluppare una perdita di udito.

Non è ancora stato chiarito con certezza quale sia il meccanismo responsabile di tale relazione, tuttavia sono stati identificati due possibili meccanismi patogenetici:

  • Esposizione cronica a rumore: il paziente con sindrome OSAS e le persone che dormono nel suo stesso ambiente sono sottoposti ad un rumore importante per tutta la durata del riposo, rumore che può superare i 65 decibel (paragonabile al rumore di un camion che ci passa vicino) potendo arrivare anche a 90 decibel (intensità paragonabile a quella di un martello pneumatico).
  • Danno da ipoossigenazione delle cellule ciliate interne: le apnee notturne riducono le concentrazioni di ossigeno nel sangue. Tale condizione potrebbe portare una carenza eccessiva di ossigeno e nutrienti a carico delle cellule recettoriali dell’orecchio interno, organo che presenta una circolazione sanguigna particolarmente delicata e che quindi risente del deficit di ossigeno in maniera molto più spiccata di altri organi.

Tuttavia mentre pare essere certa la correlazione tra il disturbo del sonno e lo sviluppo di ipoacusia tali ipotesi sono ancora prive di un reale fondamento scientifico, ma basate su delle intuizioni su cui gli esperti stanno conducendo diversi studi al fine di identificare la reale causa di sordità.

Cosa fare per evitare ipoacusia

La prima cosa da fare è cercare di ridurre o eliminare la roncopatia, responsabile dello sviluppo delle apnee a cui seguono i diversi problemi di salute tra cui la riduzione di udito.

Sarebbe opportuno seguire una serie di consigli:

  • evitare di dormire in posizione supina;
  • perdere peso se si è in condizioni di obesità o sovrappeso;
  • evitare o ridurre al minimo il consumo di alcolici;
  • praticare una buona igiene delle cavità nasali mediante dei lavaggi;
  • curare eventuali allergie;

Come si fa diagnosi di sindrome OSAS

È inoltre necessario, per evitare l’aggravamento della patologia, rivolgersi a uno specialista otorinolaringoiatra così da poter effettuare degli esami specifici (come la polisonnografia, un esame che registra la eventuale presenza di fasi di apnea durante il sonno e il loro numero, una rinofibroscopia, attraverso cui è possibile esaminare le prime vie respiratorie al fine di escludere eventuali cause ostruttive anatomiche, e uno specifico esame endoscopico chiamato sleep endoscopy, effettuato in una condizione di sonno indotto da una blanda anestesia con lo scopo di osservare attraverso una piccola telecamera come si comportano le strutture del collo durante il russamento) e instaurare una cura specifica, con la possibilità di intervenire sia attraverso presidi medici sia attraverso interventi chirurgici.

Come si cura la roncopatia cronica

La terapia delle apnee notturna varia in base alla gravità del quadro clinico.

Nei casi più lievi una semplice terapia comportamentale, comprendente delle norme dietetiche, l’eventuale riduzione del peso corporeo e una corretta igiene del sonno, è sufficiente a ridurre in maniera significativa il numero di apnee notturne.

Nelle forme più severe all’applicazione delle norme comportamentali viene affiancata una terapia ventilatoria basata sull’uso di una particolare maschera da indossare durante la notte chiamata C-PAP (Continuous Positive Air Pressure). Questa maschera viene collegata ad un ventilatore che consente, mediante una regolazione personalizzata per ogni paziente, l’insufflazione di aria ad alta pressione attraverso le fosse nasali consentendole così di superare i punti di ostruzione ed evitando quindi che si sviluppino le apnee. Ne segue una diminuzione del russamento e delle apnee fino alla loro scomparsa.

La terapia chirurgica è utilizzata nei casi in cui sia necessario correggere eventuali anomali anatomiche responsabili di ostruzione al flusso di aria in ingresso, al fine di aumentare lo spazio respiratorio delle prime vie aeree. Nei bambini con roncopatia è preso in considerazione un intervento di adenoidectomia al fine di ridurre le dimensioni (prevedendo a volte anche la totale asportazione) di un eventuale tessuto adenoideo ipertrofico. Negli adulti più spesso vengono effettuati interventi di settoplastica (correzione delle deviazioni occludenti del setto nasale), interventi di decongestine dei turbinati nasali (nel caso di turbinati ipertrofici ed occludenti le fosse nasali) ed interventi di faringoplastica (ve ne sono di diversi tipi che, andando ad intervenire su diverse strutture della faringe del palato molle, riducono od eliminano gli episodi di collasso di queste strutture durante la respirazione). Tali interventi possono essere effettuati in tempi diversi oppure tutti durante la stessa seduta operatoria. Di norma vengono effettuati prima gli interventi volti a ripristinare la pervietà nasale e solo in seguito, in caso di nullo o scarso risultato, viene preso in considerazione l’intervento di palato-faringoplastica.

La terapia medica della roncopatia cronica, a tutt’oggi, consiste nel solo uso di farmaci utili a migliorare la ventilazione nasale.

L’uso della maschera C-PAP rappresenta attualmente il gold standard terapeutico della roncopatia cronica, capace di migliorare quasi tutte le forme di sindrome OSAS.


Cover foto; katemangostar – it.freepik.com

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dott.ssa Chiara Amato

Specialista in Audiologia e Foniatria. Si è specializzata con la lode presso l’Università degli studi di Catania e durante il percorso di studi ha approfondito tale disciplina presso l’ospedale Cà Foncello di Treviso, afferente all’Università degli studi di Padova. Si occupa della diagnosi, della cura e della riabilitazione di patologie uditive e di disturbi del linguaggio e della deglutizione.

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