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Esame obiettivo orecchio

Sordità neurosensoriale: cause, sintomi e terapia

La sordità – o meglio ipoacusia – è la perdita parziale o totale della capacità di raccogliere ed elaborare i suoni e quindi di “sentire”. L’ipoacusia si può classificare in differenti forme sulla base di vari criteri: la velocità con cui si sviluppa, l’età di insorgenza, la gravità e la sede del danno.

L’ipoacusia neurosensoriale è una perdita uditiva causata da un danno localizzato a carico dell’orecchio interno cioè a livello della coclea (ipoacusia cocleare) o a livello del nervo acustico (ipoacusia neurosensoriale retrococleare).

L’ipoacusia neurosensoriale è caratterizzata dall’incapacità di trasmissione delle informazioni sonore dall’orecchio interno al cervello, cioè della trasformazione degli impulsi elettrici in suoni. Alla base di tale incapacità c’è spesso un malfunzionamento o un danno delle cellule ciliate cocleari che le rende incapaci di raccogliere e trasformare i segnali sonori in impulsi nervosi.

Sulla base dell’entità della perdita uditiva le sordità neurosensoriali si definiscono di grado lieve, moderato, grave o profondo. L’entità del danno può delinearsi immediatamente nella sua massima intensità (si parla di ipoacusie improvvise) oppure si può avere un progressivo peggioramento, con evoluzione graduale concomitante all’espandersi della lesione che causa la sordità.

Le cause della sordità neurosensoriale

Numerose sono le cause che stanno alla base dello sviluppo di ipoacusia neurosensoriale:

  1. Invecchiamento. La più frequente tra le ipoacusie neurosensoriali è la presbiacusia, condizione nella quale il deficit risulta causato dall’invecchiamento delle strutture nervose e dalla graduale degenerazione delle cellule ciliate uditive. È facile comprendere come la presbiacusia sia la conseguenza di vari fattori fisici e metabolici accumulati dall’organo dell’udito durante gli anni (alterazioni del metabolismo, rumori intensi, ecc…).
  2. Farmaci ototossici. L’assunzione di farmaci lesivi l’integrità strutturale e la funzionalità delle cellule uditive quali antibiotici aminoglicosidici, FANS, Furosemide e altri diuretici può essere causa di sordità.
  3. Trauma acustico. L’esposizione a un rumore a fortissima intensità anche per un periodo breve può causare seri danni all’udito.
  4. Alterazioni genetiche. Queste sono responsabili di alterazione di proteine indispensabili per il normale funzionamento e per la sopravvivenza delle cellule nervose dell’orecchio.
  5. Patologie autoimmuni.
  6. Lesioni del nervo acustico. Un esempio è il neurinoma dell’ottavo nervo cranico un tumore benigno che crescendo comprime le fibre nervose rendendo dapprima difettoso e in seguito impossibile il trasferimento dello stimolo nervoso diretto alla stazioni encefaliche.
  7. Alterazioni del circolo ematico. È questa una condizione in cui le cellule dell’apparato uditivo, non ricevendo più l’ossigeno e i nutrienti di cui necessitano, vanno incontro a degenerazione e malfunzionamento.

I sintomi della sordità neurosensoriale

La manifestazione dell’ipoacusia neurosensoriale varia in base alla sede di lesione e al meccanismo patogenetico che c’è alla base:

Nei casi in cui a essere interessate dal danno siano solo le cellule ciliate cocleari (come nella presbiacusia e in alcune alterazioni genetiche) la sordità rappresenta l’unica manifestazione della condizione. Si avverte difficoltà a sentire alcuni suoni, specie quelli a più alta frequenza e diventa sempre più difficoltoso riuscire a seguire un discorso, sia alla televisione che in luoghi affollati (“sento che parli ma non capisco ciò che dici”).

Nelle condizioni in cui il danno non sia puramente a carico della struttura cocleare (ad esempio nei deficit circolatori, nella patologie autoimmuni, nel neurinoma vestibolare) il danno uditivo si associa a deficit vestibolari (turbe dell’equilibrio, difficoltà a camminare lunga una linea retta, vertigini), cefalea, segni neurologici o di autoimmunità di varia gravità.

La diagnosi della sordità neurosensoriale

La diagnosi di ipoacusia viene formulata da un medico specialista in audiologia o in otorinolaringoiatria sulla base di un’attenta analisi della storia del paziente, di un accurato esame obiettivo dell’orecchio e di una serie di esami strumentali.

Gli esami cardine nello studio di tale condizione sono principalmente rappresentati da:

  • audiometria tonale,
  • audiometria vocale,
  • esame impedenzometrico con studio dei riflessi cocleostapediali,
  • registrazione delle otoemissioni
  • eventuali esami di imaging (soprattutto TAC e Risonanza Magnetica)

Tali esami permettono non solo di individuare l’eventuale presenza di una ipoacusia, ma indicano anche la possibile sede della lesione. Un audiogramma con curva in discesa è caratteristico di una ipoacusia neurosensoriale.

>> Leggi anche: l’audiogramma cos’è e come si legge

La contestuale valutazione dei sintomi associati (cefalea, vertigine, disturbi cutanei o articolari, disfunzioni del metabolismo, assunzione di farmaci) sono utili nella valutazione della sede di lesione.

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dott.ssa Chiara Amato

Specialista in Audiologia e Foniatria. Si è specializzata con la lode presso l’Università degli studi di Catania e durante il percorso di studi ha approfondito tale disciplina presso l’ospedale Cà Foncello di Treviso, afferente all’Università degli studi di Padova. Si occupa della diagnosi, della cura e della riabilitazione di patologie uditive e di disturbi del linguaggio e della deglutizione.

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