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mappaggio impianto cocleare

La mappatura dell’impianto cocleare: cos’è e quando si esegue

L’impianto cocleare può essere definito una “coclea artificiale”. Si tratta di una particolare protesi impiantabile che, attraverso degli elettrodi inseriti all’interno del canale osseo della chiocciola, stimola direttamente le fibre del nervo acustico consentendo così alle strutture cerebrali superiori di ricevere gli impulsi nervosi che verranno poi elaborati e percepiti come  suoni.

Per poter funzionare in maniera ottimale è necessario che l’impianto cocleare si comporti come una coclea normale. Le cellule ciliate che normalmente sono presenti all’interno di questa struttura presentano una particolare disposizione (detta tonotopica), ossia la loro posizione in un punto particolare della coclea è legata alla loro maggiore capacità di risposta a un determinato suono. Proprio in virtù di questa organizzazione spaziale le cellule ciliate che si trovano nel giro basale della coclea si occupano di trasportare al nervo acustico i suoni di frequenza acuta, al contrario le cellule presenti nel giro apicale della coclea trasportano i suoni a frequenza bassa.

Come funziona l’impianto cocleare

L’impianto cocleare deve emulare la coclea e quindi è prevista un’organizzazione per cui gli elettrodi basali hanno il compito di codificare le frequenze acute mentre quelli apicali codificano le basse. Per tale motivo, dopo l’intervento chirurgico e l’attivazione dell’impianto è essenziale iniziare un percorso riabilitativo (o abilitativo nel caso dei bambini) in cui uno dei momenti fondamentali è la mappatura dell’impianto cocleare.

Quando si parla di mappatura dell’impianto cocleare normalmente ci si riferisce a tutte quelle impostazioni del processore necessarie ai fini di un’ottimizzazione della percezione sonora e della comprensione del linguaggio, sulla base delle esigenze del paziente: si tratta di una regolazione su misura.

L’udito di ogni individuo è unico e la mappatura dell’impianto permette di personalizzare l’esperienza uditiva sulla base delle esigenze e delle preferenze del paziente. Vengono regolati parametri come intensità e frequenza di scarica degli impulsi così da garantire una stimolazione sonora confortevole, cercando di raggiungere un equilibrio tra una stimolazione sufficientemente intensa tale da consentire la comprensione del linguaggio e allo stesso tempo di una intensità tale da non provocare fastidio e distorsioni uditive.

Quando effettuare la mappatura

Il momento in cui la mappatura dell’impianto viene effettuata non è sempre uguale, ma varia da centro a centro e da paziente a paziente. Diciamo che di norma viene effettuata dopo qualche settimana dall’intervento e dall’attivazione del dispositivo, periodo di tempo durante il quale il paziente ha la possibilità di riprendersi dall’intervento chirurgico e di abituarsi alla nuova stimolazione sonora.

È importante sottolineare come il processo di mappatura non sia un episodio isolato, da effettuare una sola volta. Di norma però si rendono necessarie più sessioni di controllo per ottimizzare le impostazioni dell’impianto. È inoltre possibile che nel corso della vita le esigenze uditive del paziente cambino e potrebbe dunque essere necessario effettuare un nuovo mappaggio del dispositivo per adattare l’impianto alle nuove condizioni.

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dott.ssa Chiara Amato

Specialista in Audiologia e Foniatria. Si è specializzata con la lode presso l’Università degli studi di Catania e durante il percorso di studi ha approfondito tale disciplina presso l’ospedale Cà Foncello di Treviso, afferente all’Università degli studi di Padova. Si occupa della diagnosi, della cura e della riabilitazione di patologie uditive e di disturbi del linguaggio e della deglutizione.

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