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Ho sempre rifiutato la mia sordità e gli apparecchi acustici, ma ora mi sono pentito
Non è raro imbattersi in racconti di persone sorde o con una perdita uditiva grave che rifiutano di accettare la propria disabilità fino a quando accade qualcosa che stravolge la loro vita.
È questo il caso di Nick Button, avvocato e mediatore australiano che ha raccontato la sua storia su “The Guardian”.
“Avevo un’ipoacusia congenita ad alta frequenza in entrambe le orecchie” scrive Button “La mia perdita uditiva fu descritta come grave. Quando ero in braccio a mia mamma, le prendevo il volto e lo giravo verso di me per poter leggere le sue labbra”
“Da piccolo avevo persino seguito un gruppo di altri ragazzini per deridere un altro ragazzo che portava un apparecchio acustico. Mi ero unito ai più forti, indossavo la mia aggressività come una maschera. Io non ero come lui, non volevo essere come lui.”
“In prima media, un insegnante disse di fronte a tutta la classe che avevo bisogno di sedermi nei primi banchi, allontanandomi dal mio migliore amico. Mi sentii così umiliato che uscii infuriato dalla classe e andai a casa. Ora so che quell’insegnante stava solo cercando di aiutarmi.”
“L’anno seguente i miei genitori mi mandarono in una scuola privata. Penso fosse perché erano preoccupati per la mia sordità, ma quelli furono gli anni più difficili della mia vita.”
“Vidi due ragazzi in prima fila. Entrambi portavano apparecchi acustici. Mi dava fastidio vederli, mi sono ricordato del ragazzino che avevo deriso. Ho continuato a nascondere il mio segreto. Per riuscirci dovevo destreggiarmi tra il sedermi il più davanti possibile per sentire meglio, ma non abbastanza vicino ai ragazzi sordi perché i miei amici mi associassero a loro.”
“Anche da adulto ho dovuto combattere parecchio con la mia sordità. Sono diventato avvocato e alcuni anni fa sono comparso in aula per difendere un cliente colpevole di una serie di reati. La mia arringa andò bene e lui evitò il carcere. Ma mentre esponevo le mie argomentazioni, il magistrato contestò le mie affermazioni. Riuscivo a malapena a sentirlo. Le sue parole, sature di irritazione, sembravano dissolversi nell’aria, lasciandomi solo la sensazione della loro aggressività.”
“Dopo qualche anno lasciai la professione di avvocato e all’età di 30 anni acquistai i miei primi apparecchi acustici. All’epoca lavoravo come assistente sociale. Non potevo più arrangiarmi. Dovevo farmi aiutare. Per anni, l’idea di compiere questo passo mi aveva fatto vergognare, ma ora ne sono consapevole.”
“Ero anche esausto. Esausto di non cogliere le sfumature delle conversazioni. Esausto di chiedere alle persone di ripetere e di sentire sempre il bisogno di scusarmi. Esausto di non cogliere i testi delle canzoni. Esausto di sentirmi irritato per la sovrapposizione di più voci. Esausto di cercare di capire attraverso le distorsioni e il rumore in tutte le sue forme.”
“La decisione di indossare un apparecchio acustico ha segnato un nuovo inizio e la mia realizzazione nel mondo del lavoro. È stata anche la condivisione del mio segreto con il mondo, un segreto che era sempre esistito solo nella mia testa.”
“Qualche anno fa sono diventato mediatore. Ora il mio lavoro consiste nell’aiutare i genitori separati a comunicare. In altre parole, ora ascolto le persone e le aiuto ad ascoltarsi a vicenda.”
Un esempio di cosa non fare
La storia di Nick Button è l’esempio di tutto ciò che non deve essere fatto quando si ha una perdita uditiva grave o profonda sin dalla nascita: i medici non prescrivono gli apparecchi acustici o l’impianto cocleare al bambino, i genitori non intervengono a cercare un centro audiologico infantile specializzato e il bambino poi diventato ragazzo e poi adulto che si intestardisce a negare il suo problema.
Lo stesso Button ammette i suoi errori, ma la sua consapevolezza arriva solo a 30 anni e, se l’uso degli apparecchi gli è senz’altro di aiuto, il beneficio fornito è limitato per via della applicazione molto tardiva.
Una sordità trattata sin dalla tenera età garantisce un apprendimento completo del linguaggio e un perfetto inserimento nel contesto scolastico e sociale. Gli apparecchi acustici e impianti cocleari per bambini oggi sono molto avanzati e di dimensioni minime e il percorso di accettazione viene fatto con il supporto di professionisti e logopedisti.